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Disastro umanitario in Bosnia

In questi giorni tutti i reportage delle testate giornalistiche e dei vari canali televisivi, ci mandano notizie e immagini dal “fronte” (possiamo chiamarlo così?) bosniaco. Lì, sono ammassati al freddo e al gelo migliaia di uomini, donne, anziani, bambini, lasciati ai margini di una umana convivenza civile, solo perché colpevoli di essere profughi. Le persone che attraversano la rotta balcanica scappano dalla guerra, dall’assedio dei talebani e quando una famiglia si mette in marcia è chiaro che lo fa perché cerca di sopravvivere. Nel 2020 in Bosnia sono transitate 16.000 persone; più di 10.000 sono rimaste bloccate nel paese sia per l’ulteriore chiusura delle frontiere dovuta anche alla crisi sanitaria sia per i respingimenti dai paesi di confini e di queste solo 6.300 sono registrate nei campi ufficiali, gli altri vagano all’aperto nei boschi o pernottano in edifici abbandonati. Sono migranti provenienti in gran parte dal Pakistan e dall’Afghanistan, senz’acqua, senza luce, senza cibo, senza stufe calde, senza una parola di conforto, sottoposti a violenze inconcepibili. Con voce esausta, strozzata dalle immani sofferenze e dagli stenti gridano al mondo: «Non lasciateci morire…».

Antonio Dezio