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Paesaggio, cambiamento climatico e crisi ambientale

Conferenza dell'Architetto Tecilla promossa dal Lions Club Rovereto San Marco

 

Tema difficile e pieno di insidie …. perché la crisi ambientale che stiamo vivendo è l’esito di un percorso evolutivo che ha radici lontane ed è il frutto indesiderato della natura strepitosa e drammatica della nostra specie” Con queste parole, l’architetto Giorgio Tecilla, dirigente dell’unità di missione in urbanistica-osservatorio del paesaggio della PAT, ha iniziato la sua interessantissima conferenza tesa ad affrontare le criticità e prospettive per una gestione sostenibile del territorio promossa dal Lions Club Rovereto San Marco.

Un tema difficile perchè con i termini come sostenibilità ed ecologia, oramai di moda, si rappresenta tutto e il contrario di tutto. “Alla luce di queste ambiguità concettuali – ha continuato il relatore – dobbiamo per chiarezza partire da un assunto di base: la specie umana è quanto di più insostenibile ci sia sulla faccia della terra!”.

La nostra presenza sul pianeta inizia meno di 300.000 anni fa e dopo una crescita lenta e costante la sua affermazione ha subito un’accelerazione drammatica a partire da 10-12.000 anni fa, per crescere poi esponenzialmente con la rivoluzione scientifica e tecnologica dell’’800. E ciò con un’azione sempre più incisiva e irreversibile di trasformazione del pianeta e dei suoi equilibri.

In realtà il clima cambia ed è sempre cambiato anche in modo radicale. La differenza rispetto al passato va ricercata nelle cause (umane) del cambiamento e nella velocità con cui si sta manifestando.

Nel paesaggio attorno a noi possiamo vedere le dinamiche di trasformazione avvenute: crescita delle superfici urbanizzate; riduzione della superficie agricola; crescita del bosco – riduzione dei pascoli – progressiva sparizione della zootecnia di alta quota; “Industrializzazione” dell’allevamento e delle colture più redditizie, fine del paesaggio alpino tradizionale; sostituzione delle colture di “mezza montagna” con il prato e impoverimento della varietà del paesaggio rurale; abbandono degli spazi rurali “difficili”.

Ma il clima che cambia non è l’unico problema: inquinamento di aria e acqua; crisi delle risorse; approvvigionamento idrico e alimentare; perdita di habitat e biodiversità, sono argomenti che metteranno a dura prova la nostra capacità di stare al mondo.

“La percezione della criticità dei fenomeni che ci stanno investendo oscilla tra la paura con l’idea di una futura catastrofe ineluttabile e la superficialità e l’opportunismo frivolo di una risposta tutta dentro il nostro modello di sviluppo non disponibile a mettersi nemmeno un po’ in discussione. E qui si collocano l’ecologismo di facciata o di mercato e l’assegnazione di una qualifica di sostenibilità attribuita a, servizi e prodotti che non incide sulla scala di valori che vanno invece rifondati – ha sottolineato ancora Tecilla – è forse più produttivo convincersi che siamo in ballo e dobbiamo ballare, l’importante è farlo affrontando con lucidità e realismo la complessità degli scenari che ci troviamo davanti senza ipocrisie e senza paura.”

In seguito ai cambiamenti climatici cosa succederà in Trentino e cosa si dovrà fare?

Meno neve: cambiamenti nel modello turistico, crisi delle stazioni invernali sotto i 2000 m; calo dei ghiacciai con diversi regimi pluviometrici e idraulici. Si dovrà aumentare gli stoccaggi di acqua, razionalizzare i consumi, ridefinire i criteri di sicurezza idraulica.

Innalzamento Permafrost: più crolli in quota; più materiale sciolto. Si dovranno ridefinire i criteri per la sicurezza del territorio.

Un interessante dibattito sull’argomento ha concluso la serata. Notevole la soddisfazione per l’esauriente e puntuale esposizione espressa dagli intervenuti.